info@associazione-michael.org   Via Giovanni a Prato, 11 - Trento

+39 0461 921864   +39 347 5608070

Il colombre

Una messa in scena essenziale.  All’inizio, come alla fine, sul fondo della scena i mozzi, in jeans e maglietta bianca, mimano l’andare e venire delle onde del mare. Lo strumento della pioggia accompagna il ritmico ondeggiare. La carena del veliero: una stoffa di iuta sorretta dai mozzi o abbandonata per terra.

Il buon capitano, saggio lupo di mare e padre di Stefano, trasmette tutto il suo calore al personaggio che interpreta. Stefano, il protagonista, riesce a conferire grande espressività ai diversi momenti del suo importante ruolo.

Precedute dagli incalzanti rintocchi della campana tibetana le parole: “mi ha seguito da un capo all’altro del mondo, mi è stato fedele come un amico… non posso tradirlo” sono il Leitmotiv che sempre ritorna.                

Un unico pensiero ricorre ossessivamente nella mente del figlio del capitano: il colombre, che da quando Stefano lo ha avvistato all’età di 12 anni, sempre lo insegue. E più Stefano sfugge al colombe, più si lega ad esso.

A nulla gli valgono i consigli dei suoi marinai fino a che, vecchio, stanco, stremato dalla fatica e dalla sua insensata fuga, durata tutta la vita, decide di incontrare, con coraggio, il suo “inseguitore-compagno di vita”. Intende lottare con le sue ultime forze.

“No!  -gli grida dalle onde una voce affannosa - non ti ho seguito per divorarti. Il Dio del mare mi ha dato una cosa per te.” Il colombre apre la bocca e porge a Stefano una sfera: la famosa perla del mare che dà a chi la possiede fortuna, potenza, amore e pace dell’animo.

E’troppo tardi! Il vecchio Stefano lascia barcollando la scena. La sua vita è vissuta!

Si ode solo il rullio delle onde.

Un brano letterario recitato con semplicità, impegno e grande dedizione! Un messaggio vero che commuove il pubblico e suscita sentimenti profondi. E’ nostro destino quello che ci viene incontro apparentemente da fuori. E’ nostro anche se non lo vorremmo. Ed è insensato sfuggirgli: significherebbe misconoscere e rinnegare se stessi, quello che noi stessi, in un certo qual modo, ci siamo procacciati in virtù di una saggezza più alta, della saggezza del nostro essere più profondo.

Un monito per ognuno di noi. Un messaggio che fa riflettere e che acquista ancora più forza e veridicità perché portatoci incontro da chi ha detto di sì al suo destino; da chi ci chiede uno spazio dignitoso per il proprio, individuale, cammino di vita. 

Grazie agli attori! Grazie a tutta la compagnia! Ha saputo arricchire e nutrire l’anima di tutti noi!


Associazione Michael per la pedagogia terapeutica O.N.L.U.S.
P. IVA: 01604060226 - C.F.: 96048050221 - Privacy Policy - Cookie Policy